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LA CENSURA CINEMATOGRAFICA ITALIANA

Con il cinema e con il valore artistico di un’opera concettuale personale, il problema è sempre stato quello di dare un limite a tutto ciò che poteva essere visto dal pubblico. O per moralismo per i costumi e le leggi dell’epoca, in cui un’opera usciva al cinema, la censura ha sempre tagliato e fatto rivedere i contenuti di una storia e la sua narrazione. In Italia la censura è sempre stata un ente che aveva il controllo o in prima fase o in uscita, di limitare la proiezione al pubblico di una pellicola. Era lo stato che se ne accorpava i diritti sulla decisone di cosa o dove tagliare, anche adesso comunque succede, anche se sempre meno, ma quando accade ha sempre i parametri del passato, ovvero seguendo i canoni sulla morale o gli effetti pericolosi sul pubblico. La prima legge in Italia risale al 1913 che dopo la prima revisione della pellicola, rilasciava un nulla osta per l’uscita nei cinema. Nel 1920 invece, venne istituito dallo stato, una commissione preposta, con un magistrato, un educatore ed un esperto d’arte, che insieme decidevano cos’era giusto e cos’era sbagliato. Poi però con l’avvento del fascismo, non solo si parlava di moralità, ma anche di politica e dunque tutte quelle pellicole, che andavano contro, la propaganda rischiavano di essere eliminate. Ma non solo, il fascismo, confiscava anche le macchine da presa a tutti i registi, che andavano contro i suoi valori e per volere dello stesso Mussolini, venne creata la prima rivista di critica cinematografica, ma ovviamente erano solo elogiati le pellicole che andavano bene al fascismo. Venne anche introdotto un codice per la tutela dei minori e quindi il divieto ai minori di sedici anni, di andare al cinema a vedere un tipo di film, più adatto ad un pubblico adulto, magari per i suoi temi o per i suoi contenuti. Con la caduta del fascismo e la nascita della Repubblica e con la nuova libertà di espressione, fu istituito un ente preposto con una commissione, proprio per garantire la libertà artistica, senza che questa andasse ad intaccare la morale pubblica. Fu per questo che venne anche introdotto un altro ufficio, per i finanziamenti pubblici al cinema italiano e al suo sviluppo. Attualmente la legge in vigore risale al 1962 dopo la nascita dei beni culturali e tutte le figure istituzionali che si occupavano e si occupano, del cinema nostrano. Oggi viene denominata “commissione per la revisione cinematografica” composta, anche da esponenti del cinema, oltre che da quelli dello stato. Vennero anche introdotti i nuovi divieti, per i quattordicenni e i diciottenni. Tra le forbici più ricordate, ci sono i divieti di Arancia Meccanica, di Ultimo tango a Parigi, ma soprattutto durante gli anni della guerra, viene ricordato Ossessione di Visconti, che portò il regista nella lista nera, con la polizia fascista, che in più di un’occasione andò a cercarlo per arrestarlo e poi ovviamente Il grande dittatore di Charlie Chaplin. 

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