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JOAN BENNET LA PRIMA AMY

Joan Gerarldine Bennet classe 1910 del New Jersey, figlia di due attori teatrali anche loro proveniente da una lunga stirpe di attori, fin dal diciottesimo secolo, già a quattro anni fece i primi passi nel cinema, proprio accanto a tutta la famiglia, comprese le due sorelle che poi continuarono anche loro le orme di famiglia nel teatro. Dopo quella piccola esperienza, ci vollero altri sei anni, per riproporre sul grande schermo, l’esperienza artistico-famigliare, nel frattempo la giovane ragazza fu mandata alla scuola di buone maniere, per avere un’educazione di tutto rispetto. La sua precocità si dimostrò in tutto, infatti a sedici anni decise di sposarsi, con un uomo più grande di lei di dieci anni, Jack Marion Fox, ma ovviamente non durò molto, anche se da questo matrimonio nacque una figlia. Sola e dovendo mantenersi da sola, decise di tentare con Hollywood ed infatti tra il 1930 e il 1931 lavorò in ben nove film. Ma fu nel 1933 che divenne la piccola Amy nel film Piccole Donne, anche se era incinta della seconda figlia, pellicola che segnò l’intera sua carriera e diciamo è forse il ruolo più conosciuto, anche perché in pochi conosceranno i nove film fatti con il regista Fritz Lang. Il destino più avanti negli anni, la portò ad essere la madre di Liz Taylor nel Padre della sposa e fatalità, anche la Taylor era Amy nella seconda versione di Piccole donne del 1949. Con Tracy proprio non si sopportavano, infatti ricorderà in tutto le interviste, quel burbero attore che le tagliò le gambe, perché fu lui con il suo potere a non farle più trovare lavoro. Nei primi anni cinquanta, nonna a trentanove anni, cambiò completamente look, per tagliare con il passato e con le dicerie messe in giro. Il terzo marito il produttore Walter Wagner, fu condannato al carcere per aver sparato all’agente di Joan, Jennings Lang, dopo averla trovata nella sua macchina appartati assieme, così prese una pistola e sparò all’uomo, che rimase ferito ad una gamba, tanto che il produttore scontò quattro mesi in carcere. Ma fu con la tv che le porte della ribalta si riaprirono, grazie ad un ruolo nella fortuna serie tv Dark Shadows, che poi anni e anni dopo, Tim Burton trasformerà in un film. La sua carriera fu divisa in tre fasi; quella giovanile con l’ingenua bionda, poi negli anni quaranta, la femme fatale e negli anni cinquanta la madre di famiglia. Nel 1977 invece venne chiamata da Dario Argento per il suo Suspiria, l’ultimo grande lavoro della sua carriera, poi si ritirò dalle scene, per tornare nel 1986 in uno speciale su indovinate chi? Proprio Spencer Tracy, che odiava tantissimo. Nel 1990 invece, dopo un attacco di cuore, l’attrice morì nell’oblio di una lista settant’otto film, di cui tre nel periodo muto e con alle spalle ben quattro figli e tredici nipoti al suo capezzale e con due gemelli in arrivo da uno dei nipoti.

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