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IRENE DUNNE L’ATTRICE CHE ODIAVA IL TECHNICOLOR

Se uno dei passaggi storici del cinema, fu quello tra il muto e il sonoro, l’altro grande evento fu l’avvento del Technicolor, ovvero i nostri film a colori. Il primo fu Via col vento che nel 1929, diede l’avvio alle immagini colorate, anche se già in passato, artisti come George Mèliés, avevano sperimentato il colore direttamente sulla pellicola, come fosse una tela. L’avvento del Techicolor, cambiò radicalmente il cinema, ma non tutti ovviamente furono attratti da questa nuova scelta stilistica. Uno dei grandi suoi oppositori fu Charlie Chaplin e l’altra fu una certa Irene Dunne, che alle cronache non dirà molto, ma che resta nella storia, come la più diffidente del cinema a colori e che solo nel 1947, la vide protagonista di una pellicola a colori, la prima e l’unica della sua intera carriera. Repubblicana e cattolica convinta, fervente supporter dei presidenti Nixon e Regan, nacque a Louisville in Kentucky nel 1898 e cominciò la sua carriera nei teatri delle chiese, anche grazie alle molte lezioni di pianoforte e canto, che la madre stessa le impartiva. Nel 1927 dopo il matrimonio, diventò una casalinga, ma ben presto il cinema, bussò alla sua porta. Nel 1930 grazie ad un contratto con la RKO il primo film e già l’anno successivo, per il secondo film, si portò a casa pure una nomination all’Oscar. Donna seria e molto radicata nelle sue idee moraliste, non era neanche amante delle commedie, tanto che nel suo curriculum, ce ne sono assai poche. Alla soglia degli anni cinquanta ritornò di nuovo alla vita borghese, tra casa e famiglia, che lei tanto amava, con qualche piccola deviazione per i così detti Teà party, quelli per intenderci, fatti per trovare fondi per le varie campagne elettorali. Una donna molto rigida e poco incline a tutto quello che era nuovo e poco felice della vita variegata dell’ Hollywood di allora. Una donna ligia al dovere e poco al piacere, una bacchettona, entrata suo malgrado nella storia, come colei che odiava i film a colori.

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