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FERTILITY NO DAY

Sulla carta per il ministro Lorenzin, l’organizzazione di un Fertility day, ovvero un giorno per parlare di gravidanza e di educazione sessuale, era il miglior modo per dar luce al problema della mancanza di nascite in Italia. Ma come sempre, forse anche grazie, ad un campagna stampa fatta malissimo, si sta tramutando in una guerra ideologica. Di sicuro sappiamo, che allo stato servono nascite, ovvero servono i bambini per dare futuro alla nazione, che poi paghino le tasse e le pensioni future. Per la società evoluta però, questo è un grande problema ideologico, uno perchè la donna non è più solo un’ incubatrice umana, ma è anche una persona, due perchè con i problemi economici di oggi, un figlio è un lusso, per poi non parlare di come la donna incinta è tratta sul posto di lavoro. Allora possiamo riassuntare la situazione così: il ministro se vuole parlare di infertilità lo può fare benissimo, d’altronde è il ministro della salute, non può imporre però a nessuno gli stili di vita, che sembrano usciti dalle campagne di Mussolini, ma soprattutto prima dovrebbe porsi i perchè sociali di questa fuga dalle culle. La donna non è più l’angelo del focolaio di una volta, nata solo per sposarsi e per fare i figli, perciò il rispetto le va anche dato quando non vuole una gravidanza; restano sempre un capitolo a parte, tutte quelle donne che vorrebbero avere un figlio ma la natura non glielo permette. Da sottolinearsi anche come sempre in questi casi, il massacro politico è il primo che parte, non di certo però per la tutela delle donne, ma solo per il gusto di eliminare il nemico di turno.

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